Il termine Samurai deriva dal verbo samurau
(servire), quindi l’equivalente del nostro cavaliere medievale.
Simbolo del cavaliere, in oriente come in occidente,
è la spada , TO
in giapponese.
Quella giapponese è battuta e riscaldata
più volte a partire da un pane di sabbia ferrosa estratta in un’isola
del Giappone, dove lo shogun,
il generalissimo che aveva il potere di arruolare i samurai e che aveva
potere sui daimio
(specie di feudatari che spesso tramavano contro di lui), la prendeva per
distribuirla in quantità limitata agli artigiani delle scuole delle
5 provincie.
Ogni fabbro aveva la sua ricetta per la fabbricazione
e firmava ogni spada.
La lama poi era personalizzata con un segno
grafico (corrispondente al nostro stemma araldico) proprio di ogni samurai.
La leggenda racconta che le isole del Giappone
sono nate dalle gocce colate da una spada di corallo.
L’uomo samurai ha come principio etico l’onore
(nel significato di onorare la causa, cioè la patria).
Kamikaze era un
nobile che applicava il codice d’onore dei samurai, quindi l’accezione
del termine era ben diversa da quella che i media danno oggi a questo sostantivo.
Due
elementi fondamentali: "DO" e "HARA" |
Base del pensiero era il DO
in cui il segno a L
rappresenta l’angolo tra piede e tibia e quindi il cammino, mentre il rettangolo
rappresenta il viso che guarda e quindi lo scopo da perseguire.
Secondo il pensiero giapponese il centro dei sentimenti,
quindi della vita era l’addome HARA,
perciò harakiri
era il sacrificio del samurai che si toglieva la vita, quando aveva perso
l’onore. Si faceva aiutare in questo da un amico pronto a tagliargli la
testa dopo il Harakiri per non farlo soffrire.
I samurai avevano un grande corredo di armi,
perché combattevano in provincie piccole, con spazi angusti: sfruttavano
la potenza del loro corpo per raggiungere la NON
MENTE, cioè la capacità di non
pensare a nulla durante il combattimento. Il cuore deve equilibrare la
mente per superare la paura e poter affrontare il combattimento a mente
fredda: per raggiungere questo obiettivo occorre molto allenamento.
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Uomo "occidentale" e uomo
"giapponese" |
I giapponesi hanno bacino grande e tronco leggero,
quindi grande forza nelle gambe con poco peso sopra.
Rappresentano l’uomo occidentale con un triangolo
rovesciato mentre rappresentano se stessi con un triangolo con la base
in basso.
In Giappone convivono tre religioni e si dice
che il samurai nasce scintoista, vive da buddista e muore da cristiano.
Virtù del samurai dovevano essere la scienza, la grazia, la comprensione
(stesso concetto usato dal nostro Dante Alighieri) e infatti molti di loro
erano anche poeti e pittori.
La cerimonia del te o l’arte dell’ikebana sono
metodiche per raggiungere la NON MENTE.
Il samurai si inseriva a scelta in una casta e la scelta diventava poi
ereditaria.
Il samurai aveva diverse armi, tra cui un
arco asimmetrico alto due metri,
con potere di tiro maggiore di quello occidentale, perché l’asimmetricità
consentiva una maggiore manovrabilità, la spada infilata direttamente
nella cintura e non nel fodero con il tagliente verso l’alto, quindi già
pronta per il primo taglio.
La spada del samurai ha 8 facce
con spigoli simmetrici per deviare la lama dell’avversario.
L’armatura non era mimetica, anzi doveva essere
colorata ed appariscente per spaventare l’avversario.
Ogni esercizio di allenamento doveva essere
iniziato con la mano sinistra per allenarla e simmetrizzarla con la destra.
I samurai erano combattenti a cavallo, ma combattevano anche corpo a corpo
quando lo spazio ristretto lo esigeva.
Il
maestro Paolo Palmieri in azione
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Il
maestro Paolo Palmieri in azione
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Il
maestro Paolo Palmieri in azione
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Esibizione
del maestro Paolo Palmieri |
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