"I Samurai" 
di Paolo Palmieri 
 
 
 

 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

Chi è in realtà un "Samurai" - la sua "spada"

 

Il termine Samurai deriva dal verbo samurau (servire), quindi l’equivalente del nostro cavaliere medievale. 

Simbolo del cavaliere, in oriente come in occidente, è la spada , TO in giapponese. 

Quella giapponese è battuta e riscaldata più volte a partire da un pane di sabbia ferrosa estratta in un’isola del Giappone, dove lo shogun, il generalissimo che aveva il potere di arruolare i samurai e che aveva potere sui daimio (specie di feudatari che spesso tramavano contro di lui), la prendeva per distribuirla in quantità limitata agli artigiani delle scuole delle 5 provincie. 

Ogni fabbro aveva la sua ricetta per la fabbricazione e firmava ogni spada. 

La lama poi era personalizzata con un segno grafico (corrispondente al nostro stemma araldico) proprio di ogni samurai. 

La leggenda racconta che le isole del Giappone sono nate dalle gocce colate da una spada di corallo. 

L’uomo samurai ha come principio etico l’onore (nel significato di onorare la causa, cioè la patria). 

Kamikaze era un nobile che applicava il codice d’onore dei samurai, quindi l’accezione del termine era ben diversa da quella che i media danno oggi a questo sostantivo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Due elementi fondamentali: "DO" e "HARA"
 

Base del pensiero era il DO in cui il segno a L rappresenta l’angolo tra piede e tibia e quindi il cammino, mentre il rettangolo rappresenta il viso che guarda e quindi lo scopo da perseguire. 
 

Secondo il pensiero giapponese il centro dei sentimenti, quindi della vita era l’addome HARA, perciò harakiri era il sacrificio del samurai che si toglieva la vita, quando aveva perso l’onore. Si faceva aiutare in questo da un amico pronto a tagliargli la testa dopo il Harakiri per non farlo soffrire. 

I samurai avevano un grande corredo di armi, perché combattevano in provincie piccole, con spazi angusti: sfruttavano la potenza del loro corpo per raggiungere la NON MENTE, cioè la capacità di non pensare a nulla durante il combattimento. Il cuore deve equilibrare la mente per superare la paura e poter affrontare il combattimento a mente fredda: per raggiungere questo obiettivo occorre molto allenamento. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Uomo "occidentale" e uomo "giapponese"
 

I giapponesi hanno bacino grande e tronco leggero, quindi grande forza nelle gambe con poco peso sopra. 
 
 

Rappresentano l’uomo occidentale con un triangolo rovesciato mentre rappresentano se stessi con un triangolo con la base in basso. 

In Giappone convivono tre religioni e si dice che il samurai nasce scintoista, vive da buddista e muore da cristiano. Virtù del samurai dovevano essere la scienza, la grazia, la comprensione (stesso concetto usato dal nostro Dante Alighieri) e infatti molti di loro erano anche poeti e pittori. 

La cerimonia del te o l’arte dell’ikebana sono metodiche per raggiungere la NON MENTE. Il samurai si inseriva a scelta in una casta e la scelta diventava poi ereditaria. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le "armi del Samurai"
 
Il samurai aveva diverse armi, tra cui un arco asimmetrico alto due metri, con potere di tiro maggiore di quello occidentale, perché l’asimmetricità consentiva una maggiore manovrabilità, la spada infilata direttamente nella cintura e non nel fodero con il tagliente verso l’alto, quindi già pronta per il primo taglio. 

La spada del samurai ha 8 facce con spigoli simmetrici per deviare la lama dell’avversario. 
 

L’armatura non era mimetica, anzi doveva essere colorata ed appariscente per spaventare l’avversario. 

Ogni esercizio di allenamento doveva essere iniziato con la mano sinistra per allenarla e simmetrizzarla con la destra. I samurai erano combattenti a cavallo, ma combattevano anche corpo a corpo quando lo spazio ristretto lo esigeva. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il maestro Paolo Palmieri in azione


 
 
 
 
 
 
 

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Il maestro Paolo Palmieri in azione


 
 
 
 
 
 

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Il maestro Paolo Palmieri in azione


 
 
 
 
 
 

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Esibizione del maestro Paolo Palmieri